Guerra Ucraina
L’agosto nero di Putin, Kiev avanza in Russia, Cremlino verso nuova e impopolare mobilitazione
L’allarme a Mosca non è affatto rientrato. L’invasione ucraina di Kursk continua inesorabile, con le forze ucraine che in questi giorni hanno anche realizzato delle trincee come prova di rendere l’incursione qualcosa di stabile. E ieri anche nella regione di Belgorod è stato proclamato lo stato d’emergenza. Il governatore, Vyacheslav Gladkov, lo ha dovuto riconoscere pubblicamente. “La situazione nella regione di Belgorod resta estremamente complicata e tesa. Le Forze Armate ucraine la bombardano ogni giorno, ci sono case distrutte e segnalazioni di vittime fra i civili. Per questo, a partire da oggi, l’intero territorio della regione di Belgorod viene dichiarato area d’emergenza a livello regionale”. Per il governatore, si tratta di una misura per “fornire ulteriore protezione e sostegno alla popolazione”.
L’agosto nero di Putin
In realtà è la prova che la situazione sul campo di battaglia non stia affatto migliorando. E questo, per il presidente russo Vladimir Putin, inizia a essere un problema enorme. Ieri le forze armate del paese hanno dichiarato di avere abbattuto nella sola notte tra martedì e mercoledì quattro missili e 117 droni. L’aeronautica, l’Intelligence e le forze speciali ucraine, nelle stesse ore, sono riuscite a colpire con i droni anche quattro basi aeree in territorio russo: quelle di Savasleyka, Borisoglebsk, Voronezh e Kursk. E mentre l’incursione continua, adesso il governo di Kiev si sta anche adoperando per la creazione di corridoi umanitari per i civili russi. Il vice primo ministro, Iryna Vereshchuk, ha annunciato proprio ieri la creazione di una “zona di sicurezza” nella regione di Kursk per assistere la popolazione che vuole rimanere in Russia o andare in Ucraina. E questo, per Putin, è l’ennesimo schiaffo morale di un agosto che sta diventando senza alcun dubbio il peggiore dall’inizio della guerra.
Militari e intelligence stanno facendo il possibile per rovesciare la situazione, evitando che i territori russi passati sotto il controllo ucraino diventino la più preziosa merce di scambio di Volodymyr Zelensky in un eventuale negoziato con la Russia. Trattative a cui Putin ha chiuso definitivamente le porte dopo le prime notizie dell’incursione ucraina a Kursk, ma che non possono escludersi del tutto in un prossimo futuro. E proprio per far fronte all’emergenza ed escludere questo scenario, da ieri si sono rincorse voci sullo schieramento di truppe provenienti da altri fronti. Scelta che arriva dopo le immagini delle truppe cecene fatte prigioniere dagli ucraini o in rotta. Secondo il ministro della Difesa lituano, Laurynas Kasciunas, Mosca avrebbe ordinato lo spostamento delle sue truppe da Kaliningrad per inviarle proprio nella regione di Kursk. Motivo per il quale il ministro si è rivolto allo stesso Zelensky dicendo che l’agognata demilitarizzazione del territorio russo sul Baltico “sta verificandosi grazie al coraggio dei vostri soldati, grazie alle vostre decisioni”.
Putin sposta le truppe ma ha problemi di reclutamento
Per il Wall Street Journal invece la Russia starebbe spostando le truppe non tanto da Kaliningrad, quanto dal fronte ucraino. Secondo le fonti militari statunitense del quotidiano, non è ancora chiaro quante siano le unità spostate e quanto possa incidere sulla prima linea di Kiev. Tuttavia molti analisti credono che fosse proprio questo lo scopo del blitz ucraino: fare in modo che i comandi di Mosca si sentissero costretti ad alleggerire la pressione sul Donbass per respingere l’incursione sul proprio territorio. E la regione di Kursk appariva quella più permeabile. Con il comandante del “Gruppo Nord”, il controverso generale Aleksander Lapin. Un nome già fortemente criticato negli anni passati, e che ora è considerato da militari, blogger e influenti account social come il responsabile di questa disfatta.
Per Putin, che ha vissuto questa settimana tra la rabbia per lo schiaffo subìto e la necessità di trovare una rapida soluzione al problema, si apre ora un altro dilemma: quello di una nuova mobilitazione. Fonti di alto livello in questi giorni avevano rivelato a Bloomberg un dato che per Mosca è molto grave: l’assenza di nuovi militari per far fronte alle perdite subite a Kursk e in Ucraina. Finora il Cremlino ha scelto di aumentare i benefit per il reclutamento. Ma sono in molti a credere che prima o poi Putin debba fare ricorso a un nuovo ordine di mobilitazione. Uno scenario che il presidente russo non vorrebbe prendere in considerazione, visto che sarebbe ritenuto alquanto impopolare. Ma l’impressione è che a breve non vi sarà altra scelta.
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Guerra Ucraina
Netanyahu tra solidarietà di Trump e l’avvicinamento a Putin: Russia arbitro Medio Oriente, l’idea che piace a Donald
Tutti gli israeliani dicono di sentirsi oltraggiati e abbandonati per la sciagurata emissione del mandato di cattura della Suprema corte dell’Aja contro Bibi Netanyahu, trattato allo stesso livello dei terroristi di Hamas. E per la scarsa solidarietà internazionale nei confronti Israele. Lo sdegno è unanime, e persino più clamoroso quello degli avversari politici del primo ministro. Si può dire che sul piano interno, mai come in questo momento Netanyahu è stato tanto forte, benché sia costretto a presentarsi in aula per il processo in cui è accusato di corruzione. Ma Israele, in questo momento, incassa quanto di più solido possa avere: la solidarietà totale di Donald Trump, il più potente alleato dello Stato ebraico come è mostrato anche dai murales fotografici a Tel Aviv in cui sul volto del Presidente americano eletto si leggono le parole “Trump, fai tornare Israele di nuovo grande”, ispirate al motto Maga.
Mentre il mondo aspetta l’insediamento di Trump, il presidente ancora in carica, Joe Biden, tenta di governare la politica estera degli Stati Uniti (per quanto riguarda il Medio Oriente) sulla stessa linea del suo successore (e predecessore): ha posto il veto alla proposta di risoluzione dell’Onu che ordina una cessazione del fuoco a Gaza, ma senza condizionarla al rilascio degli ostaggi ancora in vita. Una tale proposta è stata considerata inaccettabile da quasi tutte le democrazie del mondo e Biden ha poi dichiarato nullo e inefficace negli Stati Uniti il mandato di cattura emesso dalla Suprema corte dell’Aja, il braccio giudiziario dell’Onu, che ha già emesso un mandato di cattura per Vladimir Putin accusato di aver fatto deportare in Russia migliaia di bambini ucraini strappati alle loro famiglie dopo l’inizio dell’invasione. I Paesi che avevano proposto la risoluzione che ordinava l’immediata cessazione dei combattimenti senza fare alcun accenno alla sorte degli ostaggi ancora in vita sono dieci e il loro documento è stato bloccato dal rappresentante americano all’Onu usando il diritto di veto riservato ai Paesi vittoriosi nella Seconda guerra mondiale. Anche Biden è d’accordo: i mandati di cattura emessi dall’Alta Corte dell’Aja non hanno alcun valore sul suolo americano nel programma repubblicano la diffidenza nei confronti dell’Onu è dichiarata.
Nel frattempo, Trump ha rilasciato una lunga dichiarazione in video del tutto inusuale e decisamente antirusso. Affermando che sotto la sua amministrazione “gli Stati Uniti proteggeranno tutti i loro alleati (senza nominarli ma riferendosi all’Europa) minacciati dai lanci di qualsiasi tipo di missile a corta o lunga gittata. E ha aggiunto che gli Usa non permetteranno ad alcuno di intimidire Paesi alleati e indipendenti. Si tratta di un vero capovolgimento della sua dottrina anti-Nato che minacciava l’abbandono degli alleati che non spendono abbastanza nella difesa.
Il suo discorso è arrivato a poche ore dal lancio di un nuovo missile russo: un missile sperimentale a testata multipla, creato per far partire un ventaglio di diverse testate nucleari. Il missile che è stato usato era armato con esplosivi convenzionali, ma la sua specificità – medio raggio per bersagli multipli – sta nel messaggio implicito: siamo pronti ad usare questo prototipo come vettore nucleare. Per rafforzare il significato, il ministero della Difesa russo ha an nunciato il suo lancio al Pentagono americano trenta minuti prima. L’uso di questa nuova arma assume un significato sinistro se si considera che viene subito dopo la diffusione della cosiddetta dottrina miliare atomica russa secondo la quale il Cremlino considera suo diritto lanciare atomiche contro i Paesi che possiedono armi nucleari e che armano l’Ucraina con missili convenzionali a lunga gittata. Per ora i Paesi che hanno fornito missili a lungo raggio all’Ucraina (che li ha subito usati) sono gli Stati Uniti e il Regno Unito.
Ma ecco una seconda sorpresa che riguarda la politica estera di Trump. Ne dà notizia principalmente il Wall Street Journal, ma non solo. La premessa che è sfuggita per lo più a tutti è che Israele ha ripreso i rapporti con la Russia di Putin, dopo lo sdegno per la solidarietà del presidente russo nei confronti di Hamas i cui capi furono ricevuti al Cremlino con tutti gli onori dopo i crimini del 7 ottobre 2023. La Russia ha rilanciato il suo rapporto riservato se non segreto con Israele. In questi anni la Russia, più ancora dell’Iran, ha rifornito il movimento sciita di Hezbollah con armi di alta qualità da usare contro Israele. Israele è stata informata sia dagli americani che dagli stessi russi che hanno aperto un tavolo di trattative con Israele (di cui è ben a conoscenza Trump, come la Casa Bianca e il dipartimento di Stato) per trovare una soluzione che chiuda le due guerre – Ucraina e Medio Oriente – concedendo qualcosa alla Russia in cambio di una certa flessibilità con Kiev.
L’idea, caldeggiata da Trump e con il consenso di Israele, sarebbe quella di concedere alla Russia un ruolo di arbitrato e di influenza sul Medio Oriente, un’area dalla quale gli Stati Uniti vogliono ritirarsi salvo mantenere una presenza militare che garantisca Israele. Israele sarebbe sollevata dall’incubo degli Hezbollah che lascerebbero il Libano e potrebbe dare inizio con l’Arabia Saudita al famoso “Accordio di Abramo” per un rinascimento tecnologico e commerciale in tutto il Medio Oriente, relegando ai margini il regime di Teheran che in questo momento è sotto sorveglianza internazionale per aver violato gli accordi sull’uranio arricchito.
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Guerra Ucraina
Escalation coreana: “Truppe al fronte”
Diecimila soldati di Kim pronti a combattere. Putin ringrazia con petrolio, orsi e un leone
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