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Guerra Ucraina

Da Prigozhin all’invasione dell’Ucraina, la fortezza russa non esiste: Putin affida la sua furia all’erede Dyumin

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Vladimir Putin è su tutte le furie. Ogni giorno che passa con le forze ucraine a Kursk, la sua narrazione sulla “fortezza Russia”, sulla guerra lontana dalle case dei suoi connazionali e sulla superiorità delle forze armate di Mosca si sgretola. Lo “zar” ha costruito e propagandato un mito che rischia di evaporare grazie alla mossa a sorpresa di Volodymyr Zelensky. E mentre cerca di respingere l’offensiva di Kiev, la paura di molti osservatori è che questa rabbia di Putin possa sfociare in un desiderio di vendetta che si tramuti in un contrattacco non solo pesante, ma anche senza esclusione di colpi. Un timore alimentato anche dall’ultima rivelazione del Financial Times sulla Marina russa che si è addestrata immaginando una guerra con la Nato e strike nucleari contro le città europee.

Da Prigozhin all’invasione Ucraina

Tutte le fonti concordano sul fatto che l’ira di Putin, in questo momento, sia molto difficile da gestire. Solo un anno fa, il presidente subiva nelle stesse aree e con la stessa velocità il misterioso putsch di Evgenij Prigozhin, il capo della Wagner che voleva puntare su Mosca come reazione all’andamento della guerra. E adesso, ancora una volta, i confini del paese sono apparsi deboli e gli apparati della Difesa inadeguati. I militari e l’Intelligence sono tenuti sotto stretta osservazione, e prima o poi è possibile che qualcuno paghi come responsabile di questa gravissima fragilità russa messa a nudo dall’esercito di Kiev. La scelta di parlare solo di operazioni “antiterrorismo” per respingere gli ucraini è in questo senso esemplare, visto che di fatto tutto è passato nelle mani dell’Fsb, il servizio segreto, e non dei comandanti dell’Armata.

Putin e il fedelissimo (e erede?) Dyumin

Oltre al “redde rationem” c’è una priorità: Putin deve soprattutto riuscire a far rientrare l’allarme prima che sia troppo tardi. Ieri da Mosca è trapelata la notizia che il capo del Cremlino avrebbe scelto un suo fedelissimo, Alexei Dyumin, al vertice dell’operazione per liberare definitivamente Kursk e mettere in sicurezza l’intero fronte interno. Una scelta particolarmente interessante perché Dyumin, attualmente consigliere del Cremlino per l’industria della difesa, è considerato da qualche osservatore come il potenziale successore di Putin. Nato proprio a Kursk 52 anni fa, il fedelissimo dello “zar” è stato guardia del corpo del presidente per poi passare all’Intelligence militare del Gru, occupandosi dell’annessione della Crimea. E tra il 2105 e il 2016 è stato viceministro della Difesa con Sergei Shoigu. Putin si fida ciecamente di lui, al punto che l’ha anche nominato di recente segretario del Consiglio di Stato. E se confermata dal Cremlino, questa nomina rappresenta per Dyumin una partita forse decisiva per la sua scalata al potere.

Al momento comunque la sfida non appare certo delle più semplici. Ieri Zelensky ha detto che le truppe ucraine nella regione controllano 74 insediamenti. Mentre per i russi sono solo 28. Il governatore ad interim di Kursk, Aleksei Smirnov (colui che era stato interrotto da Putin, stizzito per le notizie sulle conquiste ucraine), ha annunciato che gli sfollati saranno trasferiti nelle regioni occupate dalle forze armate russe in Ucraina. Molto probabilmente nelle aree vicino al Mar d’Azov. Quasi un modo per allontanare la possibilità che decine di migliaia di abitanti possano far vedere ad altri russi i danni collaterali del conflitto scatenato da Putin.

Come sfrutterà Kiev l’invasione

Da Kiev, il governo ucraino ha parlato chiaro. Se per la Russia “questa è una guerra senza regole”, ha detto il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, allora l’Ucraina considera legittimo colpire il territorio russo. E ha chiesto ai suoi alleati di rimuovere i divieti di usare i missili fabbricati in Occidente. Il governo ucraino continua a dire di non volere invadere le aree oggetto della sua incursione. Ma ora, la domanda che interessa gli esperti ma anche i funzionari russi e occidentali, è quella di capire come Kiev voglia davvero capitalizzare questa invasione. Intende proseguire l’incursione investendo sulle debolezze russe? Vuole usare i territori come merce di scambio in un futuro negoziato? Pensa che la Russia sarà costretta a spostare le sue truppe dal Donbass, alleggerendo così la pressione sul fronte orientale? Finora Mosca non sembra orientata su questa scelta, tanto è vero che – come ricordato dalla Cnn – le immagini dei soldati in rotta o rapiti confermano che si tratta in larga parte di truppe cecene poco addestrate.

L’Ucraina ha dato una scossa enorme al Cremlino. Ma adesso deve mettere al sicuro qualche conquista (strategica o politica) prima che la furia di Putin si abbatta sulle forze nemiche o sullo stesso paese invaso.

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