Guerra Ucraina
Alianti di cartone, i droni sapienti che sembrano gabbiani: così l’Ucraina sta creando panico tra i russi
Il campo di battaglia, a visione di drone, sembra una prateria scelta dagli appassionati di alianti per lanciare i loro modesti aerei laboriosamente incollati. Gli alianti sono di puro cartone, con lo stesso aspetto di quello dei pacchi che ci portano a casa. Ma è un cartone compresso particolarmente resistente in grado di mantenere sotto le ali e poi dirigere una serie di missili micidiali anticarro, anti camion e, quelli più angosciosi, antiuomo, perché il dannato falso aliante percepisce con le sue cellule ottiche la presenza di un soldato a tre chilometri di distanza.
Gli alianti che ti inseguono fin dentro casa
È persino in grado di fotografarlo per un riconoscimento facciale e può ricevere l’ordine, dal suo pilota che lo segue sullo schermo di un tablet, sia di colpirlo senza via di scampo, sia di seguirlo per scoprire gli altri membri di un plotone o gruppo. I russi lo sanno e vengono descritte manifestazioni di vero terrore quando un uomo sa, attraverso la sua strumentazione elettronica, di essere nel mirino della bestia volante. Secondo la descrizione del documentario online, questo tipo di drone usato anche dagli israeliani può entrare in un appartamento o in un edificio trasmettendo ogni immagine al suo pilota e può dunque inseguire il bersaglio umano.
Il fatto è che gli eleganti e all’apparenza leggerissimi alianti di cartone non sono affatto alianti, ma un prodotto tecnologico australiano che ha alle spalle una tradizione decennale e sofisticatissima, che rivoluziona tutte le forme di campo di battaglia conosciute, per le quali la Boeing aveva studiato una tuta da combattimento integrata e teleguidata all’occorrenza con una consolle del comando delle operazioni. I grossi droni iraniani Shahed che i russi chiamano Geran-2 hanno un impatto violentissimo sul bersaglio, poiché portano 50 chili di tritolo fino a due chilometri e mezzo. Ma sono utilizzabili per puro terrorismo, non avendo la minima capacità di distinguere un bersaglio. Questi droni iraniani sono quanto di meglio Putin disponga, ma sono rumorosissimi e servono per mettere in angoscia una vasta area. Queste macchine volanti poi si fanno cadere sul bersaglio. Putin ha anche comperato dalla Corea del Nord grossi missili molto esplosivi ma quasi ciechi, e dunque buoni soltanto per un bombardamento terrorista.
Alianti di cartone, i droni mostri che sembrano gabbiani
Ma gli alianti di cartone australiano sanno fare tutto ciò che fanno i grandi droni e molto, veramente molto, molto di più. Con quell’aria da gabbiani che volano distratti per larghe spire, sono in realtà dei mostri. Possono portare bombe piccole ma altamente esplosive direttamente sul bersaglio per piccole che siano. Molto dipende dall’abilità e addestramento del pilota seduto su un prato o su un albero. Gli australiani hanno allevato una generazione di piloti di droni che da tempo hanno istruito i piloti ucraini all’uso sia intuitivo che tecnologico della loro arma perfetta. L’unico modo per poter neutralizzare il gabbiano è trovare il pilota ed ucciderlo. Ma il pilota è tutelato da un sistema di sensori capaci di individuare qualsiasi tipo di creatura o proiettile si avvicini. Si tratta di armi coperte da un ferreo segreto e secondo gli istruttori dell’uso di questa macchina sarebbe perfettamente inutile per i russi catturarne uno per capire come funziona, perché la parte intelligente del drone non sta nell’oggetto volante ma nella sua cabina di comando dell’uomo che lo usa come un falconiere.
Il laboratorio australiano che ha creato il drone sapiente
Insieme ai cani robot che saltano e sparano con mitragliatrici corte di origine cinese, esiste uno zoo di macchine assassine che rispondono a una e una sola password. I finti alianti australiani hanno dunque il potere di ridurre a fascio di fiamme sia aerei che blindati perché ogni macchina del nemico ha i suoi punti deboli, e il drone australiano li possiede su una mappa continuamente aggiornata. Come è nata questa creatura volante molto più sapiente delle altre? La risposta sta nel fatto che l’Australia ha creato un osservatorio che è anche una sorta di contraerea spaziale con strumenti che tengono d’occhio i milioni di pezzi e frammenti lanciati dall’uomo nello spazio intorno alla Terra. Si tratta di milioni di fantasmi ciechi e micidiali che prima o poi si scontrano o cadono sulla terra.
Il laboratorio ha creato macchine che sono insieme telescopi e rampe missilistiche, cannoni usabili per colpire con la massima precisione e da una distanza di molti chilometri i pezzi che si è deciso di eliminare anche usando di raggi laser. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il governo australiano e i servizi di sicurezza anche ucraini ed europei hanno cercato di mettere a frutto difensivo le conoscenze e gli strumenti per colpire con precisione mai raggiunta qualsiasi cosa si scelga di eliminare: uomo o macchina. Tutto ciò che abbiamo raccontato proviene dai documentari girati sia al fronte che in Australia, ma prevale il massimo segreto sia militare che politico perché le nuove armi potrebbero capovolgere le sorti della guerra in forme ancora inconcepibili.
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Guerra Ucraina
Netanyahu tra solidarietà di Trump e l’avvicinamento a Putin: Russia arbitro Medio Oriente, l’idea che piace a Donald
Tutti gli israeliani dicono di sentirsi oltraggiati e abbandonati per la sciagurata emissione del mandato di cattura della Suprema corte dell’Aja contro Bibi Netanyahu, trattato allo stesso livello dei terroristi di Hamas. E per la scarsa solidarietà internazionale nei confronti Israele. Lo sdegno è unanime, e persino più clamoroso quello degli avversari politici del primo ministro. Si può dire che sul piano interno, mai come in questo momento Netanyahu è stato tanto forte, benché sia costretto a presentarsi in aula per il processo in cui è accusato di corruzione. Ma Israele, in questo momento, incassa quanto di più solido possa avere: la solidarietà totale di Donald Trump, il più potente alleato dello Stato ebraico come è mostrato anche dai murales fotografici a Tel Aviv in cui sul volto del Presidente americano eletto si leggono le parole “Trump, fai tornare Israele di nuovo grande”, ispirate al motto Maga.
Mentre il mondo aspetta l’insediamento di Trump, il presidente ancora in carica, Joe Biden, tenta di governare la politica estera degli Stati Uniti (per quanto riguarda il Medio Oriente) sulla stessa linea del suo successore (e predecessore): ha posto il veto alla proposta di risoluzione dell’Onu che ordina una cessazione del fuoco a Gaza, ma senza condizionarla al rilascio degli ostaggi ancora in vita. Una tale proposta è stata considerata inaccettabile da quasi tutte le democrazie del mondo e Biden ha poi dichiarato nullo e inefficace negli Stati Uniti il mandato di cattura emesso dalla Suprema corte dell’Aja, il braccio giudiziario dell’Onu, che ha già emesso un mandato di cattura per Vladimir Putin accusato di aver fatto deportare in Russia migliaia di bambini ucraini strappati alle loro famiglie dopo l’inizio dell’invasione. I Paesi che avevano proposto la risoluzione che ordinava l’immediata cessazione dei combattimenti senza fare alcun accenno alla sorte degli ostaggi ancora in vita sono dieci e il loro documento è stato bloccato dal rappresentante americano all’Onu usando il diritto di veto riservato ai Paesi vittoriosi nella Seconda guerra mondiale. Anche Biden è d’accordo: i mandati di cattura emessi dall’Alta Corte dell’Aja non hanno alcun valore sul suolo americano nel programma repubblicano la diffidenza nei confronti dell’Onu è dichiarata.
Nel frattempo, Trump ha rilasciato una lunga dichiarazione in video del tutto inusuale e decisamente antirusso. Affermando che sotto la sua amministrazione “gli Stati Uniti proteggeranno tutti i loro alleati (senza nominarli ma riferendosi all’Europa) minacciati dai lanci di qualsiasi tipo di missile a corta o lunga gittata. E ha aggiunto che gli Usa non permetteranno ad alcuno di intimidire Paesi alleati e indipendenti. Si tratta di un vero capovolgimento della sua dottrina anti-Nato che minacciava l’abbandono degli alleati che non spendono abbastanza nella difesa.
Il suo discorso è arrivato a poche ore dal lancio di un nuovo missile russo: un missile sperimentale a testata multipla, creato per far partire un ventaglio di diverse testate nucleari. Il missile che è stato usato era armato con esplosivi convenzionali, ma la sua specificità – medio raggio per bersagli multipli – sta nel messaggio implicito: siamo pronti ad usare questo prototipo come vettore nucleare. Per rafforzare il significato, il ministero della Difesa russo ha an nunciato il suo lancio al Pentagono americano trenta minuti prima. L’uso di questa nuova arma assume un significato sinistro se si considera che viene subito dopo la diffusione della cosiddetta dottrina miliare atomica russa secondo la quale il Cremlino considera suo diritto lanciare atomiche contro i Paesi che possiedono armi nucleari e che armano l’Ucraina con missili convenzionali a lunga gittata. Per ora i Paesi che hanno fornito missili a lungo raggio all’Ucraina (che li ha subito usati) sono gli Stati Uniti e il Regno Unito.
Ma ecco una seconda sorpresa che riguarda la politica estera di Trump. Ne dà notizia principalmente il Wall Street Journal, ma non solo. La premessa che è sfuggita per lo più a tutti è che Israele ha ripreso i rapporti con la Russia di Putin, dopo lo sdegno per la solidarietà del presidente russo nei confronti di Hamas i cui capi furono ricevuti al Cremlino con tutti gli onori dopo i crimini del 7 ottobre 2023. La Russia ha rilanciato il suo rapporto riservato se non segreto con Israele. In questi anni la Russia, più ancora dell’Iran, ha rifornito il movimento sciita di Hezbollah con armi di alta qualità da usare contro Israele. Israele è stata informata sia dagli americani che dagli stessi russi che hanno aperto un tavolo di trattative con Israele (di cui è ben a conoscenza Trump, come la Casa Bianca e il dipartimento di Stato) per trovare una soluzione che chiuda le due guerre – Ucraina e Medio Oriente – concedendo qualcosa alla Russia in cambio di una certa flessibilità con Kiev.
L’idea, caldeggiata da Trump e con il consenso di Israele, sarebbe quella di concedere alla Russia un ruolo di arbitrato e di influenza sul Medio Oriente, un’area dalla quale gli Stati Uniti vogliono ritirarsi salvo mantenere una presenza militare che garantisca Israele. Israele sarebbe sollevata dall’incubo degli Hezbollah che lascerebbero il Libano e potrebbe dare inizio con l’Arabia Saudita al famoso “Accordio di Abramo” per un rinascimento tecnologico e commerciale in tutto il Medio Oriente, relegando ai margini il regime di Teheran che in questo momento è sotto sorveglianza internazionale per aver violato gli accordi sull’uranio arricchito.
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Guerra Ucraina
Escalation coreana: “Truppe al fronte”
Diecimila soldati di Kim pronti a combattere. Putin ringrazia con petrolio, orsi e un leone
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